Passo Camonda

Le linee difensive strategiche

La linea strategica Ortogonale 1, che da Campogrosso proseguiva con andamento lineare sullo spartiacque tra la valle dell’Agno e del Leogra, era caratterizzata dai caposaldi del Cucco Moro, delle Some e della Locchetta e sul passo della Camonda si inseriva nel complesso sistema difensivo del Monte Civillina – Monte Cengio.

Le linee del caposaldo del Civillina, a partire dalla fine del 1916, hanno subito continue variazioni a seconda del cambiamento di strategia adottato nel corso della guerra dopo la Strafexpedition.

Una prima linea, proveniente dallo Spitz di Recoaro, tagliava il torrente Agno e passando per contrada Fracassi attraversava il passo della Camonda per puntare poi verso est mantenendosi in quota fino alla valle di Manfron, cingendo così la base del Civillina. Essa faceva parte della prima versione della linea strategica Ortogonale 2 a sbarramento delle valli dell’Agno e del Leogra.

Questa linea, a seguito delle direttive del Gen. Cadorna, capo di Stato Maggiore dell’Esercito, fu abbandonata e sostituita nella primavera del 1917 con due linee verticali: il Sentinello più a sud e quella dal Passo della Camonda fino alla cima del caposaldo, inserita nella nuova Ortogonale 1; entrambe erano dotate di postazioni per mitragliatrici in caverna e servite da due comode mulattiere. Una terza mulattiera saliva sul versante est della montagna dal passo di Manfron, a ridosso della linea Civillina – Monte Cengio.

La linea Sentinello – Monte Civillina – Passo di Manfron – Monte Cengio era parte della versione definitiva dell’Ortogonale 2 che appunto incrociava ortogonalmente la nuova Ortogonale 1 sulla sommità del Civillina.

Sul Civillina era in postazione la 502a batteria da fortezza dotata di 4 cannoni da 149 mm con una gittata massima di 6.300 m. I pesanti pezzi di artiglieria erano stati trainati fin sulla cima grazie ad una agevole camionabile proveniente da Magrè costruita appositamente prima dell’inizio della guerra.

La batteria era difesa da due compagnie del 6° Reggimento Artiglieria da Fortezza, alloggiate in baracche di legno e servite di acqua potabile per mezzo di un acquedotto per sollevamento da una sorgente nei pressi di contrada Retassene.